EL ALAMEIN
il modellismo applicato alla Storia
a cura di Andrea e Antonio TALLILLO
Selezione
dei modelli (corazzati e blindati) disponibili in scala 1/35
Ormai, il fiume di
novità proposto quasi ogni giorno dalle molte case costruttrici è tale che
sinceramente non è più possibile essere poco informati. Oltre ai soliti
soggetti più famosi e riproposti ciclicamente, sono disponibili anche quelli
più rari o quasi sconosciuti. In pratica, quasi tutti quelli che una volta
erano i capolavori dei praticanti la conversione o meglio ancora
l’autocostruzione. Altri tempi, ma in effetti non c’era altro modo di avere
in collezione certi mezzi se non a costo di molto lavoro, anche di
documentazione. Anche il nostro piccolo e magico mondo modellistico è
cambiato, adesso abbiamo il problema inverso, tantissime uscite e molta
documentazione, ma meno tempo per dedicarci a tutti i risvolti storici. In
questo senso il Sito vuole aiutare chi non avesse molto tempo da dedicare
alla ricerca, ricapitolando la situazione dei soggetti ambientabili durante
la battaglia di El Alamein, fermandoci per questa volta ai puri e semplici
corazzati, promettiamo però di proseguire prossimamente con le artiglierie.
Così, sia che ci
caschi l’occhio su di una box art particolare o che trovassimo un vecchio
kit in cantina, avere sottomano un elenco aggiornato potrà essere un buono
stimolo di partenza, per costruire un modello storicamente ben collocato. E,
per i più giovani, aiutare nelle ricerche su Internet oppure a scuola. Non
sono stati citati i kits di miglioramento o conversione perché, specie nel
caso dei mezzi tedeschi, avrebbero richiesto veramente troppo spazio. Per lo
stesso motivo, alcuni soggetti non sono stati citati perché numericamente
molto meno importanti o perché francamente si sarebbe sconfinato
nell’archeologia modellistica.
Andando avanti,
potrebbe essere un possibile trend la collaborazione con reparti militari, e
dato che il modellista è sempre più anche uno “storico”, sia pure non
paludato o titolato, faremo anche più bella figura sapendo bene cosa
proporre per mostre rievocative, che abbiano una marcia in più rispetto alle
solite. Gli anniversari, nella lunga e varia sequela di battaglie della
seconda guerra mondiale, non mancano mai…
Cominciamo da quelli
che sono stati i grandi dimenticati fino a pochi anni fa, i mezzi italiani :
per i carri leggeri come l’ L6/40 (Lancieri di Novara), esistono sia un
magnifico kit in resina della MV che una bella replica in plastica della
Italeri cod.6469 (1), disponibile sui mercati orientali come Tamiya
cod.89783, perciò attenti se bazzicate via pc i negozi della Malesia. Per i
carri medi la situazione è invariata da anni, dal kit Zvezda dell’ M13/40
(in realtà un M14/41) rimesso in lizza recentemente col label Italeri
originale, si possono trarre sia gli M13 della Divisione Ariete che del IV /
133° Reggimento della Littorio, nonché gli M14 del 133°. Entrambi erano in
carico anche all’ XI Battaglione della Divisione fanteria motorizzata
Trieste. Nel corso degli anni, il veterano kit Italeri non ha purtroppo
visto nessun miglioramento, in compenso vanta quasi il record del numero di
box-arts (2) Per la verità, è stato ritirato fuori il vecchio kit Tamiya, ma
senza molte migliorie, con il kit cod.296 troveremo solo due figurini
diversi e poco altro (3). I semoventi da 75/18 su scafo M13 sono
riproducibili con la vecchia confezione Zvezda (Italeri) (4) mentre anche il
vecchio Tamiya è stato sottoposto ad un leggero restyling come cod.294 (5).
I carri comando per semoventi assegnati all’Ariete ed alla Littorio si
ottengono purtroppo solo con due conversioni quasi introvabili, quella della
MTS per gli scafi M13 e quella della Historica per gli M14.
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I carri tedeschi,
neanche a farlo apposta, hanno sempre avuto una più che buona copertura,
tuttavia solo di recente anche quelli meno celebri hanno ottime repliche in
scala. Partendo dai mezzi più leggeri, ad El Alamein erano ancora presenti
pochissimi Pz Jager I, reperibili sia nel kit Dragon cod.6230 (6) che nel
meno dettagliato ma abbastanza valido Italeri cod.358 (7). Lo stesso reparto
605 dei PanzerJager I aveva in carico due o tre semicingolati “Diana” , a
lungo un sogno per il modellista più raffinato ma ora scodellato dalla
Bronco cod.038 (8). Per tanto tempo, l’unico Panzer II era quello di Tamiya,
ancora presente nel catalogo 2011 ! (9). I Panzer II C ed F sono presenti
nel catalogo Dragon, rispettivamente con i codici 6432 (10) e 6263 (11). I
rudimentali semoventi d’artiglieria su scafo II C, dopo una fugace
apparizione di un kit della Alan Hobby russa sono ora soggetto di una
ghiotta novità Dragon targata 2012, il cod.6440 (12) mentre quelli
altrettanto rudimentali su scafo francese Lorraine solo la RPM polacca ha
avuto l’estro di riprodurre (13). I semoventi controcarro invece su scafo
cecoslovacco (Marder III) furono solo del particolare tipo con il cannone
sovietico da 76.2 mm, che anni fa la Tamiya provvide a riprodurre con un
ottimo kit (14).
I Panzer III “a
cannone corto” delle versioni Ausf. H ed J – il nerbo del DAK – sono da
tempo presenti nel catalogo Dragon, di recente tutti, o quasi, i vecchi kits
sono stati sostituiti da un nuovo H (15) mentre per lo J è proposto, oltre
ai due kits codici 6463 e 6231 un nuovo kit “tropicale” (16). Per i Panzer
III a cannone lungo la scelta si può posare sia sul Dragon cod.6394 che sul
vecchio ma molto buono Revell, un kit al quale siamo affezionati, è stato
tra i primi decenti Panzer III (17). Per un III L invece esistono sia un più
che discreto Tamiya cod.215 che il nuovo Dragon cod.6587. I carri comando su
scafo Panzer III H sono rappresentati da un kit di età intermedia, il Dragon
cod.6134 (18) mentre quella “rara avis” che è lo Sturmgeschutz III C/D è
rintracciabile negli strati più in basso delle nostre cantine, è un vecchio
Dragon. (19). I pochissimi Panzer IV del DAK a canna corta (Ausf. D, E ed F)
sono ingannevolmente simili, ogni versione ha meritato infatti una o più
riproduzioni, tutte di buon livello, andando dalla C (Dragon cod.6265 e
Tristar cod.015 (20), alla E - Dragon cod.6264- (21) alla F (sempre
Dragon). Per i Panzer IV a canna lunga F2 e G è uscito un ottimo kit Dragon
cod.6360 (22) ma tuttavia un kit ancora abbastanza “fino” è il sempreverde
Italeri (23) riproposto di recente. Per gli amici appassionati di Panther e
Tiger I si può girare pagina, sarà per un’altra volta….
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I mezzi inglesi e dei
reparti del Commonwealth non è che mancassero, ma specie per i blindati
erano tutti o quasi in resina. Ora invece sono apparsi diversi kits in
plastica a fianco dei veterani kits Italeri e Tamiya. Nella compagine dei
carri che gli italo-tedeschi avevano di fronte, molti erano ormai quelli
americani “prestati” come l’ M3 Stuart. Il relativo kit in questione più
realistico è quello Academy (24), un pò meno realistico sembra essere il kit
dell’ M3 Grant cod.212 della stessa marca (25). I pochi semoventi M7 Priest
sono ora riprodotti anche dalla Dragon, ma è più adatto il kit Academy (26)
di prima produzione cod.13210. Tra i protagonisti più noti della battaglia,
lo Sherman M4A1 è ora degnamente riprodotto con più di un kit, come i Dragon
codici 6404 e 6447, ma il più realistico è il modello della Tasca (27). Per
gli M4A2, numericamente meno importanti, abbiamo tutti dovuto aspettare sino
a poco tempo fa, con il kit “dedicato” della stessa ditta (28).
Cominciamo, per i
mezzi inglesi, con i carri “incrociatori” Crusader Mk. II e III, fino ad ora
monopolio di Italeri con un discreto livello di realismo, dati i tempi (il
kit del Mk. III ha trent’anni o poco più).
Di recente, è stato
proposto il Mk II (29) che comunque necessita di alcuni interventi per
essere portato allo standard di quel periodo. Il carro da fanteria Valentine,
dopo anni di monopolio della Accurate Armour (resina) ed i primi timidi
tentativi di ditte russe, è ora ben riprodotto dal kit Mini Art (30) ma,
come al solito, è seguito a ruota un kit ancora più bello, della AFV Club
(31). Il particolare semovente “Bishop” sul suo scafo fino a pochissimo
tempo fa era stato riprodotto, male, solo da ditte russe, adesso ci sarà da
leccarsi i baffi col nuovissimo Bronco (32). I pochissimi Matilda ancora in
carico sono riconducibili al nuovo kit Tamiya (34), per inciso il 300° della
ditta, che sostituisce il suo precedente, e vetusto, kit (33). Pochissimi
anche i Churchill Mk III, quelli della “Kingforce” ma niente paura, si ovvia
con il bel kit AFV Club (35).
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Vanno bene i carri
armati ed i semoventi, ma le blindo ? Non dimentichiamoci che il deserto era
il loro habitat naturale e che i modelli dei ruotati, sempre carichi di
tutto il possibile, sono anche più spettacolari dei carri armati. Quelle
italiane si limitavano ad un modello soltanto, la Ab 41, riprodotta
discretamente dall’Italeri (36), quelle tedesche per lungo tempo sono state
appannaggio della Tamiya, e solo da poco tempo nel filone si sono inserite
altre case orientali, come la Bronco per la Sdf.kFz. 221 (37). Sin dai primi
anni ’70, nel suo catalogo la casa giapponese offriva sia i tipi principali
a 4 ruote – la Sd.Kfz. 222 e 223 – che quella ad 8 – la Sd.Kfz. 232. La
prima (38) aveva numero di catalogo 151 ed è stata di recente modernizzata
con l’aggiunta di un foglio di fotoincisi prima (cod. n. 270) e poi con
l’aggiunta di una moto, figurini ed accessori (cod. n. 286). Nulla si è
potuto però fare contro la concorrenza, che ha sfornato, come ha fatto la
Tristar, più serie della 222, tra le quali è perfettamente ambientabile nel
deserto il kit “mid production” cod. n. 043 (39). Per la versione radio
Sd.kFz. 223, allo storico kit Tamiya cod. n. 162 (40) si è poi aggiunto il
cod. n. 268, dotato di fotoincisi. La blindo ad 8 ruote della Tamiya era il
kit cod. n. 136 (41), oggetto di una leggera rivisitazione come cod. n. 297,
con diversi figurini e decals per un esemplare in Africa. Ormai però
entrambi i kits sono superati dalla Sd.Kfz. 231 proposta da Afv Club (42) e
dalla versione radio della stessa (43). Non ci si fa mancare nulla, la
particolare versione radio, priva di torretta, Sd.Kfz. 263 è ora disponibile
sia come kit Bronco (44) che come kit Afv Club (45). Le numerose blindo
inglesi non sono state mai replicate in plastica se non in tempi molto
recenti, unica eccezione la Daimler Dingo della Tamiya, con il cod. n. 118
(46). Poi, come spesso, accade nel nostro campo, sono piovuti i kits –
questa volta dell’ucraina Mini Art – della Dingo, tra essi è rappresentativo
quello cod.35067 (47). Le blindo più pesanti erano state tutte oggetto di
riproduzioni in resina, costose e non realistiche a fondo, in parte il
rimedio è arrivato sotto forma di alcuni kits, per la AEC si è avuto un
primo modello della russa Maquette, che non ha lasciato traccia in favore
del recentissimo Mini Art cod.35152 (48), per la Humber Mk. II l’ancora più
recente kit Bronco (49). Al momento, per le Daimler non si vede un kit in
plastica all’orizzonte, invece per la usatissima Marmon Herrington è molto
probabile che arrivi un kit della IBG, che intanto ha cominciato con le
prime versioni.
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In un teatro come
quello africano, con frequenti avanzate ed altrettanto frequenti ritirate,
non era raro che entrambi i contendenti usassero mezzi catturati al nemico;
nel caso delle autoblindo questo era molto frequente, e di quasi tutti i
tipi inglesi esiste documentazione relativa al loro uso in unità tedesche,
mentre per “par condicio” non mancano i mezzi dell’Asse re-impiegati, come
una Ab 41 dei Lanceri dei Carpazi polacchi e le due Sd.Kfz. 222 di un
reparto della RAF.
Grazie della pazienza
nell’averci seguito nella intricata jungla dei kits e vi diamo appuntamento
con quella dei pezzi d’artiglieria….
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