K V II modello 39
di Andrea e Antonio TALLILLO
La serie dei KV II non ha mai avuto troppa rispondenza modellistica, a parte il veterano kit Tamiya. Solo di recente qualche Ditta coraggiosa, come la russa Eastern Express e la cinese Trumpeter, ha cominciato a sfornare KV I e II. Nel caso del primo KV II, il modello 39, ormai l’abbiamo completato grazie ad una conversione Model Kasten purtroppo reperibile con difficoltà. Pochissimo tempo fa la Eastern Express ha annunciato proprio il modello 39 tra le novità per il 2005. Una delle leggi modellistiche di Murphy si è verificata ancora…. ed in poco tempo ! infatti dopo il completamento di un lavoro in resina, è arrivato il kit in plastica !! Si tratta senz'altro di un mezzo molto ma molto particolare, e tenuto conto del non certo ricco dettaglio di taluni kit, sarà utile ripassare i lavori fatti all’epoca della nostra realizzazione. Nel frattempo, purtroppo, non è uscita molta documentazione nuova su questo modello, a parte qualche buon testo russo sulle colorazioni dei corazzati del periodo. Un po’ di storia Questo mezzo, veramente poco elegante , era nato da esigenze molto particolari, era infatti necessario sfondare la Linea Mannerheim, finlandese, che, profonda, ben organizzata e difesa, era un grosso ostacolo per i cannoni sovietici e per i carri allora in servizio, quasi tutti leggeri. Fu così richiesta la realizzazione di un mezzo armato con un obice calibro 152. Dei tre diversi progetti realizzati solo uno fu sviluppato in tempo, in una configurazione che prevedeva una grande torretta girevole sullo scafo del carro pesante KV, che era ancora ai suoi primi passi, ordinato appena a metà dicembre 1939 nei primi 50 esemplari. Il prototipo era pronto poco dopo e se ne accellerò il completamento senza modifiche, per la pressante necessità della sua entrata in servizio. Così, il 16 febbraio, i primi due carri ebbero il battesimo del fuoco, colpendo i bunkers finlandesi nel settore di Summa e fornendo valido appoggio ad un reparto genieri, e questo nonostante il fuoco di risposta fosse nutrito. La pressione sovietica, dopo l’apertura delle prime brecce, porterà ad una ritirata finlandese attorno a Viipuri ed al ridursi delle possibilità di resistenza, fino all’armistizio del 13 marzo 1940. Per un mezzo di questo genere non c’era più un uso pratico, ed ormai si era passati a produrre la seconda serie, quella molto più celebre. I pochi esemplari realizzati, solo 4 secondo alcuni autori russi, fronteggiarono anche i panzer durante le primissime fasi dell’Operazione Barbarossa. L’esito del confronto però non poteva che essere infausto per il carro russo davanti alle superiori tattiche tedesche. Per il resto, il KV II non era ancora perfezionato, era ben protetto ma non poteva usare il poderoso armamento con efficienza, perché la torretta girava bene solo con il mezzo posto su terreno piano, i controlli del tiro erano ancora da perfezionare e mancava inoltre di una buona riserva di granate. Gli ultimi sparirono dagli organici già nel corso della convulsa estate del 1941, in genere le fotografie disponibili ce li mostrano abbandonati dagli equipaggi. Il modello Il “modello 39” anche nella realtà non era troppo differente dalla versione successiva, a parte la torretta, dalla tipica parte frontale inclinata, con una scudatura tutto sommato complicata e vulnerabile. Lo scafo non aveva la piastra anteriore addizionale della sovrastruttura, la piastra di base era semplicemente dotata del visore per il pilota (Part. 1), alla sua sinistra c’era un semplice portello di sparo per armi individuali . Sulla destra, c’era il sistema del faro abbinato al clacson (2), questa zona è da dettagliare aggiungendo del filo di rame che riprodurrà quello elettrico che usciva dalla guaina, la stessa era abbastanza massiccia ed andrà munita del segno della saldatura (3). Nel caso si optasse di non montare il faro, si dovrà lasciare il suo supporto che era saldato. La cornice antischegge vicino all’episcopio (4) va eliminata, perché fu applicata solo nella versione successiva. Anche sul cielo della sovrastruttura ci sono da eliminare : la striscia antischegge anteriore all’anello di torretta (5) e le due barre posteriori (6), entrambe presenti solo dopo il modello 39. Sulla torretta si concentreranno fatalmente gli sguardi, essa aveva piastre addizionali inferiori (7), una lamiera curva paraschegge imbullonata (8); le guance della scudatura avevano una tipica costruzione fusa, a flange (9). La scudatura vera e propria dell’obice era composta da piastre saldate (10), sulla sinistra resta da praticare un piccolo incavo (11), completeremo la parte destra con il grosso bullone esistente. Per quanto riguarda le scalette, almeno su un esemplare quella superiore era montata in verticale sul tetto della torretta. Tra la seconda e la terza c’era un portellino di sparo uguale a quello anteriore nello scafo (12), altri due erano imbullonate ai lati del grande portello posteriore (13). Il portello del capocarro può essere corredato dalla prima parte del complicato sistema antiaereo, in pratica una semplice barra orizzontale (14) riproducibile in plasticard. L’intero sistema (15) è reperibile in una confezione Modelkasten, ma portarlo a termine ci costerebbe molto impegno, sin quasi a sfiorare l’autocostruzione. La mitragliatrice DT 29 è comunque migliorabile nell’imbottitura del calcio ed aggiungendo il sacchetto inferiore, che raccoglieva i bossoli. Il caricamento non era molto ricco, un po’ di granate sarebbero presenti nell’ormai vecchia confezione MB numero 1049 in metallo bianco o nella più recente Azimut 312 in resina, in questa ultima sono fornite anche le relative casse. La colorazione del soggetto, viste le sue dimensioni ed il tipo di tinta unita di fondo, è quasi automatico eseguirla con l’aerografo, usando il buon vecchio verde Humbrol Hu 114. Prima di collocare il carro sulla base, è necessario riprodurre anche il risultato della sua marcia su terreno vario, tenendo presente la sua stazza. Sull’alta torretta l’invecchiamento sarà minore e perciò riproducibile con gli acquerelli, senza caricare di troppi effetti il verde di base. Per i KV II, anche delle versioni successive, non erano presenti contrassegni di sorta né tanto meno insegne nazionali o scritte ‘patriottiche’.