Un sottobicchiere volante : SACK AS 6
- scala 1/72 -
di Maurilio MARANGIO
Ho acquistato questo modello perché attratto dalla sua inusuale ed avveniristica forma, almeno per l’epoca in cui fu costruito.
Il Sack AS 6 è uno short run della Special Hobby che lo ha prodotto sia in scala 1/48 sia in scala 1/72 (No. Sh 72014), versione quest’ultima da me realizzata.
Il kit è composto da 18 pezzi di plastica ad iniezione, 5 pezzi in resina per gli interni (pannello strumenti, sedile, cloche, frontalino del motore e vasca dell’abitacolo) e la capottina in vacuform.
Le pannellature sono in negativo, i pezzi non sono però esenti da sbavature e mancano i perni di riscontro. Il foglio decals, di buona finitura, è della Propagteam ed include anche le svastiche.
Il primo problema che ho dovuto affrontare è stata quello della scarsa documentazione, praticamente inesistente fatta eccezione per il foglio istruzioni, da cui si possono ricavare i dati storici, un articolo comparso sulla rivista Model Wings marzo-aprile 2000 n. 11 ed alcuni siti Internet.
Il "sottobicchiere da birra", questo era il soprannome dato dai piloti del JG 400 che lo pilotarono, fu il frutto di una evoluzione partita nel 1939 da una idea del bavarese Arthur Sack. La struttura dell’aereo era completamente lignea ed era mosso da un Argus As. 10C-3 da 240 hp spingente un’elica bipala in legno, infatti il muso dell’aereo ricorda quello dello Storch e del ME 108. La cabina di pilotaggio, la capottina dell’abitacolo ed il carrello erano stati recuperati da un ME 109 B.
L’aereo venne testato, senza alcun esito positivo, sulla pista di Brandis (Lipsia) dove nell’estate del 1944 giunse il JG 400 con i ME 163 ed i cui piloti portarono in volo, senza soddisfazione, lo strano aereo. L’aereo venne distrutto nel ’45 durante la ritirata delle truppe tedesche.
Costruzione
La semplicità del foglio istruzioni e l’esiguo numero dei pezzi lascia pensare che la costruzione del modello sia veloce e facile, posso assicurarvi che così non è.
Ho iniziato l’assemblaggio del kit partendo con un montaggio a freddo dei pezzi costituenti l’ala e la fusoliera utilizzando il nastro da carrozziere per tenere insieme le parti; questo perché mancano i fermi di riscontro sia per le ali che per la fusoliera e, pertanto, occorre fare molta attenzione prima di procedere all’assemblaggio definitivo.
Dopo numerosi tentativi sono riuscito a trovare il giusto assetto che ho provveduto immediatamente a segnare, sui lati della fusoliera, con una matita.
Prima, però, di procedere all’assemblaggio vero e proprio dell’ala alla fusoliera ho dapprima:
- separato dall’ala gli alettoni riposizionandoli ad assemblaggio finito e dopo averli dotati di cerniere;
- ho tagliato il servofreno posto sulla superficie superiore dell’ala per poi auto-costruirlo e riposizionarlo, successivamente, a modello ultimato;
- ho verniciato ed assemblato i pezzi costituenti la vasca dell’abitacolo, ovvero, il sedile del pilota, la cloche ed il quadro comando. Questo ultimo è stato auto-costruito utilizzando la tecnica del sandwich, i quadranti sono stati riprodotti utilizzando le decals della Reheat Models. Gli interni in RLM 02 sono stati colorati utilizzando il Lifecolor UA 071B, il quadro comandi è in nero satinato (Humbrol 33 + satin);
- per le prese d’aria non ho utilizzato quelle fornite dal kit (pezzi n. 9 e n. 12) in quanto, a mio avviso, sottodimensionate, ma ho preferito ricorrere a quelle del Fieseler Storch della Heller dopo averle opportunamente assottigliate;
- sebbene la cover della scatola di montaggio rappresenti l’aereo con tre feritoie poste sul cofano del motore, il kit ne è sprovvisto. Ho cercato di documentarmi, per quanto possibile, e nessuna delle poche foto reperite su internet raffigura il cofano del motore, le tre feritoie non sembrano essere presenti neanche nel trittico. Ma c’è di più, il motore di cui era dotato il Sack era anche quello dello Storch il cui cofano motore non presentava suddette feritoie, ergo, per estensione analogica non ho ritenuto opportuno auto-costruirle.
Terminati gli anzidetti lavori sono, quindi, passato ad assemblare l’ala con la fusoliera che, come già accennato, mi ha dato non pochi problemi risolti sia con varie prove a secco, sia con l’aggiunta di alcune piccole strisce di plasticard.
Per quanto riguarda l’elica ho utilizzato quella dello Storch della Heller, molto più dettagliata e rifinita.
Le ruote fornite dal kit non sono il massimo, una era praticamente inutilizzabile, ma non avendo trovato alcunché di simile nella mia “banca pezzi”, armatomi di santa pazienza ho provveduto a pulire dalle sbavature l’unica ruota accettabile ed ho utilizzato la stessa come dima per la realizzazione di uno stampo in gomma siliconica che mi ha consentito di ricavare delle copie in resina. Ho utilizzato le gambe del carrello fornite dal kit dettagliandole con i condotti idraulici dei freni.
Ho, invece, auto-costruito con del plastic-road sia il radiatore dell’olio posto sotto all’abitacolo, sia i tubi di scarico, in quanto quelli forniti dal kit erano praticamente inutilizzabili.
Altro lavoro di auto costruzione è stata quella del parabrezza.
Ho auto costruito: 1) i tubi di scarico con del plastic-road, 2) il quadro comandi con la tecnica del sandwich, i quadranti sono stati riprodotti utilizzando le decals della Reheat Models. 3) il servofreno; 4) il tettuccio (stampo in vacuform). Colorazione. Il Sack aveva uno schema mimetico classico con le superfici superiori in RLM 71 (FS +/- 34094, + Humbrol 30) e le inferiori in RLM 65 (HellBlau (1938) 2 p. Humbrol 109+ 1 p. Hu14 + 2 p. Bianco). Gli interni in RLM 02 (FS +/- 16165, Lifecolor UA071b). La Walkway presente sul dorso alare sinistro era in nero. L’invecchiamento è stato effettuato con i colori ad olio. La colorazione è stata data con l’aerografo. Bibliografia : - “Model Wings” marzo-aprile 2000 n. 11; - siti Internet: www.luft46.com/misc/sackas6.html ; www.airwar.ru/enc/xplane/as6.html ; www.italiankits.it/sack6.htm ; www.ufx.org/german/sack.htm . GALLERIA