Panzerkampfwagen Panther
- Storia Militare 2011 -
di TALLILLO Andrea e Antonio
Per i carri tedeschi della seconda guerra mondiale, nella pubblicistica, sono riservati uno spazio ed una popolarità immensi, ma si contano sulle dita di una mano le opere nella nostra lingua che li riguardino. Accanto ai lontani esempi di opere sul Panzer III o sul Tigre, ci sono state opere generiche, anche troppo estese, ma logicamente di ben poco approfondimento.
La ormai ben avviata linea di monografie a prezzo contenuto di “Storia Miltiare” si arricchisce di questa prima uscita dedicata ad un carro straniero, si è voluto così colmare questa lacuna, con risultati ottimi. In 64 pagine, stampate al più alto standard, è proposta sinteticamente ma esaurientemente la storia di uno dei carri armati più importanti del secondo conflitto mondiale. Risultano molto interessanti i capitoli sui prototipi e progetti, ed i mezzi derivati tra i quali il particolare fortino costruito in serie, incorporante la torretta dei Pantera Ausf. A e D. Il carro in questione ha pure dei punti di contatto con la storia del nostro carrismo, perché ad un certo punto se ne ventilò la costruzione su licenza, il che lo avrebbe visto accanto al nostrano P40. Comunque, fu il carro più efficace presente sul fonte italiano sino al 1945 (i Tigre erano pochi e con oggettivi limiti d’impiego sul nostro terreno). Tornando al bel libro, esso propone 141 tra foto ed illustrazioni, 4 tavole a colori del bravo Marco Gueli, un quattro viste dell’importante versione Ausf. A ed un’utile appendice modellistica. Il popolo dei modellisti potrà obiettare che non vi si trovano molti dettagli o colorazioni, ma è un libro per appassionati e comunque un ottimo testo di consultazione. L’autore non ha bisogno di nessuna presentazione, essendo conosciuto a livello mondiale, ha saputo come al solito corredare di precise didascalie le belle foto ed arricchire con puntuali note il testo. Il libro è disponibile sul ricco catalogo Tuttostoria, ma ringraziamo lo staff di Storia Militare per l’invio, in quanto un ditino nella sua stesura lo abbiamo messo noi.