Rovine
di Andrea e Antonio TALLILLO
Quando, terminato il lavoro attorno ad un kit non molto recente – quello dello Sherman Jumbo Tamiya abbiamo cercato di ambientarlo plausibilmente, l’unica scelta, o quasi, era quella della città ed essendo il reparto in questione il 747° Battaglione carri in supporto alla 30^ Divisione di fanteria americana impegnato ad Aachen, la storica Aquisgrana legata alla figura di Carlo Magno, non potevo fare altro che cercare una rovina d’edificio in pietra. Ne esistono molti in gesso o resina, ma per lo più si tratta di grandi edifici, che andrebbero spezzettati per avere invece quel che ci serve, un angolo d’edificio che non nasconda il carro, grande sufficiente a dare l’idea del contesto urbano.
Per questo tipo di "problematica", sono sempre gli stessi i problemi di noi modellisti, può ancora andare bene la classica scatola di montaggio in plastica, poco costosa e che per la sua messa in opera non richiede tecniche molto distanti da quelle usate per un qualsiasi kit di mezzo militare in plastica. Oggi come oggi, questo tipo di kits non è diffuso ed a volte sono offerte espansioni ad interi edifici, mentre per quel che ci occorre ci può venire in aiuto una serie più "veterana" ovvero quella dell’Italeri, che diversi anni fa mise in campo alcuni angoli d’edificio, adatti sia a scenette con figurini che per un minimo d’ambientazione per corazzati; più in particolare, abbiamo usato la scatola ‘Church Door’ ma crediamo che troverete spunti utili anche per rifinire al meglio altri kit come ‘House ruin’ or ‘Church window’ e niente paura se non ne avete in cantina, ciclicamente l’Italeri provvede a riproporli e nei mercatini se ne trovano ancora facilmente. Inoltre, con un colpo di teatro, la Tamiya li sta ritirando fuori dal cilindro, abbinati a sue scatole di figurini, proprio già dall’inizio di quest’anno.
I vantaggi di un edificio in plastica sono quelli di un montaggio semplice e la leggerezza che non pone alcun problema alla basetta e facilita l’incollaggio di altri elementi per la rifinitura. Sull’altro lato della bilancia, rimane più lavoro per avere un realismo accettabile e la verniciatura, meno impegnativa per le rovine in gesso. I pezzi Italeri sono stampati in un incongruo rosso mattone lucido e la loro superficie è ancora un po’ liscia, comunque per non avere un pezzo uguale a molti altri è bastato poco : si parte col tralasciare l’appendice che avrebbe debordato dal tagliere usato come basetta e per voler dare più visuale all’interno, togliendo, con un buon cutter, lo sbarramento di mattoni che occlude la porta . Questo implica un po’ di lavoro in più come vedremo presto. La prima fase è riempire l’interno di tutta la rovina, desolatamente vuoto, con rottami vari e plastica liquida, usando come perni orizzontali dei pezzi di sprue. Sono necessarie alcune stuccature sia lungo il bordo vivo che all’interno della porta, fin quando lo stucco è ancora bagnato provvederemo a riprodurre le incisioni date dalle singole pietre, il lavoro è più delicato ovviamente all’interno della porta. Completeremo con il rifacimento della parte interna della soglia e sua stuccatura . Dopo aver aspettato un paio di giorni per una perfetta asciugatura provvederemo a fissare la rovina alla base sia con la colla bicomponente, che con un paio di piccole viti autofilettanti, tanto per non pensarci più. Quando la rovina sarà stabilmente unita alla basetta, potremo cominciare a trattare le superfici con fresette montate su trapanino, accentuando le bugnature e, visto il contesto, aggiungendo alcuni segni di tiro di fucileria. E’ una fase un po’ stancante perché per avere il massimo bisogna in pratica procedere quasi pietra per pietra, ma ne varrà senz’altro la pena. In alternativa, si può procedere montando tutto con l’aiuto di una squadretta su di un piano d’appoggio, trattando le superfici con carta vetrata ed incidendo qua e là col cutter. Non dimentichiamoci di provare a secco le parti più di una volta, fino a quando esse non combacino nella maniera più esatta possibile,. per evitarci poi ritocchi e lavoro supplementare. La superficie liscia la si può trattare anche prima del montaggio definitivo, con una semplice passata di spazzolino con setole d’ottone, che aiuterà a ricreare l’aspetto della pietra grezza, appena squadrata.
E' stata tolta la piccola tettoia e sono state aggiunte due travi in legno naturale, incollate in apposite nicchie scavate prima, ed un armadio proveniente da una vecchia confezione in resina. A parte le travi, color legno scurito, e l’armadio, per il quale si è partititi da un colore legno a smalto trattato poi con grigio scuro ed una punta di verde per avere un legno veramente "vecchio", il resto della rovina è risolvibile in quanto a colorazione con una bella mano di nero come base di fondo. Su di esso, stenderemo poi del grigio medio, lumeggiato poi con del bianco e del beige. Oppure, partendo da un fondo di grigio sporco come base, si applicano delle lavature di terra d’ombra e nero; dopo 24 ore d’asciugatura si metteranno in evidenza i rilievi a pennello asciutto, usando il colore di base più bianco e marrone giallastro. L’importante è comunque usare trattamenti successivi senza fermarsi ad un solo colore, bisogna che l’osservatore percepisca sia l’età che la struttura di un edificio sottoposto comunque alle inclemenze del tempo. Le scritte indicative sono documentate da moltissime fotografie, non dimentichiamoci che l’ultimo conflitto mondiale è il più documentato nella purtroppo lunghissima storia delle guerre, e si possono tracciare con un pennellino a punta fine, intinto nel bianco, nero o rosso secondo le circostanze, esistono comunque ottime decals anche per le scritte, ma in questo caso sono veramente consigliabili i fogli a trasferibile, che non avendo aloni conservano maggior realismo. I cartelli segnalatori sono ricavabili da confezioni apposite o da decals di recupero, nel caso di quelli tedeschi essendo alcune volte quasi standard nelle dimensioni sono facilmente riproducibili disegnando un cartello base molto più grande di quel che ci serve in 1/35. Su di esso applicheremo di volta in volta le scritte, per poi ridurre il cartello in fotocopia fino a quel che ci serve.
Naturalmente, il kit si può arricchire quanto di più vorremo, usando parte della gamma di mobili esistente, in plastica, resina o metallo bianco, questo dipende da quanto è fornita la nostra banca dei pezzi. Per i manifesti e le insegne commerciali esistono confezioni già pronte ma si corre il rischio di ripetersi, un’alternativa è ritagliare ed incollare immagini da riviste, molte volte le dimensioni sono quelle, in scala 1/35 più consone all’ambientazione scelta. Ovviamente, tutto è più facile per quello che riguarda l’Europa degli anni Quaranta, mentre per altri tipi di edifici occorrerà più ricerca e documentazione, e molta, ma molta più attenzione alle scritte, che se fossero in cinese od arabo male riprodotte o copiate provocherebbero il riso o l’imbarazzo di parte del pubblico di un’eventuale mostra. E’ già successo più di una volta, credeteci…