TORRETTE IN RESINA
di Andrea e Antonio TALLILLO
Un fenomeno tra i più salienti, anche se oggi un po’ in diminuzione, è la massiccia comparsa di accessori e parti in resina per il completamento dei modelli. Ne sono stati prodotti da una miriade di ditte artigianali, che sono durate pochi anni, tranne qualche eccezione. Lo stampaggio rimane un’attività artigianale, perché il ‘master’ rimane delicato e resiste una cinquantina di volte, in genere. La resina è molto adatta a realizzare particolari anche minuti, ma ha lo svantaggio di avere un prezzo spesso paragonabile a quello di un intero kit; inoltre, la loro applicazione richiede, almeno per i modelli più vecchi, laboriosi adattamenti. Nel caso delle marche nate più di recente, ormai queste torrette arrivano attraverso i normali canali distributivi ed è anche cresciuto il livello della presentazione ed imballaggio. La qualità delle realizzazioni è aumentata di molto e sono sparite bolle e deformazioni, così la migliorabilità è cresciuta grandemente. Prima ancora d’iniziare il lavoro, se fosse la nostra prima torretta, occorre scegliere bene il kit di partenza, sia per risparmiare tempo e fatica che per ottenere un migliore effetto a lavoro finito. Una caratteristica delle torrette più ‘vecchie’ è la levigatura delle superfici, che se fuse erano corrugate e richiedono l’uso di stucco dopo aver eliminato sbavature ed imprecisioni. Potrebbero mancare anche i segni delle saldature, i supporti dell’antenna, le aperture per l’armamento secondario o mezzi di visuale, oppure poterebbe essere necessario migliorare portellini ed iposcopi. Si tratta di interventi agevoli, per sistemare i pezzi o perfezionarli ci verranno in aiuto sia la banca dei pezzi in plastica che canne aggiuntive in metallo tornito. Il cianoacrilato, oltre alla classica incollatura anche dei particolari più piccoli, sarà utile per effettuare delle stuccature o per chiudere eventuali fessure nei pezzi, se proprio ce ne fossero… Grande importanza ha la colorazione, nel senso che è necessario un primer specie se avremo trafficato attorno ai dettagli, ed anche il colore di base dovrà essere steso accuratamente anche più del solito. Di bello c’è che essendo in genere mezzi ‘diversi’ avranno anche colorazioni differenti dai soliti verdi o sabbia e più appetibili. In pratica, questo tipo di kits in resina, pur non essendo un ‘mordi e fuggi ’ può attrarre anche il modellista medio mentre l’esperto avrà ancora più soddisfazione, perché per rifinirlo a livello dei migliori kits in plastica occorre un pizzico di ricerca e documentazione in più. Concludiamo ricordando, una volta di più, che la polvere di resina è tossica e cancerogena, quindi tutte le lavorazioni come carteggiare, forare col trapanino eccetera vanno effettuate indossando una mascherina protettiva, o perlomeno in un ambiente molto areato; se i residui fossero consistenti, un’ aspirapolvere a portata di mano per toglierli di mezzo a lavori in corso sarà il top. In genere non siamo allarmisti, ma visto che ci sono più modelli da fare che vita da sprecare non è il caso di rischiare troppo, non è vero ? E, vi chiederete, cosa fare della torretta in plastica sostituita ? Niente paura, molte volte verrà buona per montarla su di un bunker, nel caso di quelli tedeschi fu usato veramente di tutto, dai carri leggeri al Pantera, a quelle di mezzi catturati. Per quelle di carri sovietici, leggeri e medi, si può anche optare per treni blindati o, nel caso del T34, per delle motovedette. Come si vede, la realtà è anche più varia della fantasia ! 1 – La torretta per il T 34.85 modello 43, prodotta tempo fa dalla MB. Oltre al segno della saldatura del cielo, mancante, sono state recuperate parti in plastica del vecchio kit Tamiya ed aggiunti i ganci di sollevamento e i maniglioni per la fanteria, in plasticard e sprue filato a caldo. 2 – Guarnita di una canna metallica, la torretta montata sul kit di base fa la sua figura. La torretta è ancora valida, perché solo quest’anno è stato annunciato un kit in plastica per questa particolare versione, ma non certo dalla Dragon. 3 – Con una buona verniciatura, il modello a prima vista non è molto diverso da un normalissimo kit in plastica, solo un occhio più esperto potrà riconoscere come è stato costruito il kit. 4 – Torretta per Sherman equipaggiato con l’obice da 105, della veterana AL-BY. Anche se la qualità della resina era meno alta di quelle odierne, era bastato recuperare un anello Italeri, montare un soffietto in tela autocostruito ed aggiungere saldature ed elementi minori per avere uno Sherman che ancora oggi è difficile incontrare nelle mostre.