ZIMMERIT  CHE PASSIONE  !

di Andrea e Antonio TALLILLO

 

Come tutti ormai sanno, per contrastare le mine magnetiche anticarro, sui mezzi tedeschi dal 1943 sino ad un certo periodo dell’anno successivo si applicò un composto chiamato “zimmerit”, sia in fabbrica che "campalmente". La zimmerit si presentava con una superficie corrugata per una doppia ragione : affinchè l’impasto essiccasse velocemente e per poterne usare meno – ad esempio per un Panzer IV ce ne voleva un quintale.
Le superfici interessate erano quelle più vulnerabili, in pratica un po’ tutti i lati di scafo e torretta. Su ogni tipo di carro armato e semovente il composto , sia in fabbrica che “sul campo” fu applicato in modo non standard e in alcuni casi la protezione fu applicata in modo molto superficiale.
E’ importante prima di applicare questa finitura sul nostro soggetto che si controllo adeguatamente la documentazione in possesso, al fine di applicare correttamente questa finitura.
Passiamo alla sua riproduzione : useremo stucco, il più fine e malleabile che avremo a disposizione, operando su di una superficie per volta, e applicandone un po’ alla volta. Per abituarsi ad usare le quantità giuste ed avere un ritmo costante, è opportuno fare delle prove magari su qualche vecchio kit. E’ importante bagnare frequentemente lo stucco così avremo il vantaggio di poter correggere gli eventuali errori in tempi brevissimi.
Per i tipi di zimmerit “regolare”, il modo più realistico è costruirsi un piccolo set di stampini dentellati, utilizzando qualsiasi cosa vada bene al nostro scopo e che abbia dentellature piccole e poco spaziate, ad esempio come tappi di bottiglie in plastica. Potremo incollare strisce di questi materiali  su dei supporti piani o semicurvi, ottenendo così stampini più versatili ed economici di quelli metallici in commercio. Attorno a certe parti, ad esempio le feritoie, i visori del pilota eccetera, avremo, in scala ridotta, gli stessi problemi che c’erano nella realtà, ma ne verremo a capo girando loro attorno ed usando a volte delle vere e proprie toppe. Nelle zone veramente piccole, ed attorno ai bulloni o portelli, sono utili anche punte di cacciavite o lamine smussate con carta vetrata. Eventuali parti da aggiungere sulle superfici è meglio lo siano quando lo stucco è ancora fresco, così la giunzione sarà realistica. E’ anche per questo che di stampini sarà meglio realizzarne qualcuno in più, cercando sempre di avvicinarsi alle dimensioni e forma delle righe reali.
Esistono in vendita lastre in resina o fotoincise, già pronte per i tipi principali che vestirono lo zimmerit. A parte il costo supplementare, a volte non sono molto realistiche, avendo ad esempio righe troppo regolari, e comunque pongono alcuni problemi d’incollaggio, ed inoltre sono state realizzate per taluni kits e non sempre sono adattabili ad altri senza dover apportare delle modifiche.
Ovviamente la coltre di zimmerit veniva verniciata (mimetizzata) ma dalla superficie rugosa rispuntava col tempo il suo aspetto grigiastro, se danneggiata saltava via a pezzetti, mostrando il minio di fondo delle corazze. Nell’impasto era presente anche materia legnosa  e perciò non è raro vedere la zimmerit parzialmente combusta se il carro è andato a fuoco. Attenti in ogni caso a non esagerare con l’estensione dei danni, gli scriventi ne hanno vista e ‘palpata’ abbastanza nei musei tedeschi ed in Svizzera e possiamo assicurare che a distanza di sessant’anni in certi punti è ancora solidamente avvinghiata all’acciaio delle piastre…
 
 
1 – Lo Stug III è uno dei modelli più “zimmerabili” che esistano, e con tipicità uniche rispetto ad   altri mezzi,
tra l’altro c’erano differenze di ‘stile’ tra lo scafo e la sovrastruttura.
 
          
 
                     
2 – Sul Pantera, specie della versione G come in questo caso, lo zimmerit era regolare nello stile, la
     difficoltà modellistica resta quella di applicare poi tutti i vari caricamenti. Si notano in vari punti
     danni e scrostature.
 
            
 
 
3 – Un Brummbar fotografato poco dopo la fine della guerra, allo APG nel Maryland. La
                 mimetizzazione è molto sfumata per via del tipo di superficie. Di norma, erano presenti
solo le insegne nazionali e i numeri tattici, e non stemmi più elaborati.
 
             
 
4 – Un tentativo, che risale ad anni fa, di zimmerit a stampini ‘fatti in casa’ su di uno Jagdpanzer a
          canna corta della Tamiya. L’andamento è troppo irregolare per uno zimmerit di fabbrica, mentre
      si è cercato di ricoprire bene anche la scudatura del cannone e le piastre distanziali posteriori,
      come nella realtà.  
 
              
 
 
5 – Lavoro più recente, fatto su di un Brummbar Tamiya modificato. Stavolta lo strato di stucco è
      regolare ed inciso meglio, inoltre è ben rispettata la tipicità degli scafi Pz IV, con lo zimmerit
      anche sui lati del cofano motore.
 
              
 
6 – A lavoro completato, curando anche l’applicazione delle insegne nazionali, che mai come in
      questo caso devono sembrare dipinte, il risultato è già più realistico. Pur essendo presente la
      coltre di zimmerit, si devono apprezzare le varie aperture nelle piastre e le saldature fra esse.
 
          
 

 

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