I CANNUOLI DI CASTELVETRANO L’aeroporto di Castelvetrano (Trapani) era la base da cui i nostri velivoli da trasporto (trimotori S.M. 82) decollavano per effettuare le missioni di guerra per il trasporto di personale e materiali sulle basi dell’Africa. Prima che perdessimo la Pirenaica, la nostra base era l’aeroporto di Galatina (Lecce). Missioni molto tranquille verso l’aeroporto di Tobruk, Derna, Bendasi, nel periodo che andava da luglio a settembre 1942. Ripeto, missioni tranquille e quasi piacevoli. Il volo Galatina – Tobruk era di circa cinque ore. Sul mio libretto di volo è annotato che il 18 settembre 1942 un volo Galatina – Tobruk è durato 315 minuti, pari a poco più di cinque ore ad una velocità di circa 200 km. Orari. Qualche preoccupazione, durante queste missioni, era data da sporadiche avarie come quella del 5 agosto del ’42, durante il volo Galatina – Derna, quando fummo costretti, a circa 4.000 metri di quota, a spegnere il motore sinistro. La tubazione dell’olio che lubrificava quel motore si era rotta, e in assenza di lubrificazione rischiavamo un incendio. Gli altri due motori, il centrale ed il destro, ci consentivano di rimanere in volo. Il capo equipaggio, per compensare la perdita di velocità dovuta allo spegnimento del motore, decise di mettere il velivolo leggermente in picchiata. L’aeroporto di Derna era ubicato dietro un ciglione che, se ben ricordo, aveva circa 300-400 metri di altezza. Dai 4.000 metri di quota iniziali, scendemmo su Derna ad una quota che non ci consentiva di superare quel ciglione per atterrare sull’aeroporto. Il comandante del velivolo propose di ammarare nel porto, ma l’aereo, che non era un idrovolante, avrebbe subito notevoli danni e sarebbe andato perduto. Di fronte a questa prospettiva, il motorista si oppose tenacemente e con i notevoli rischi che ne derivavano, rimise in moto il motore sinistro. Questo ci consentì di guadagnare qualche centinaio di metri in quota, abbastanza per superare il ciglione ed atterrare sull’aeroporto. Una volta a terra, tirammo tutti un sospiro di sollievo, ma notammo che alcuni componenti del motore sinistro che aveva funzionato senza lubrificazione, si erano fusi. Per fortuna non ci fu il temuto incendio. Il motore fu successivamente sostituito e l’aereo non andò perduto. Questa parentesi mi ha fatto perdere il filo del racconto, che è quello dei cannoli di Castelvetrano, la nuova base da cui si partiva per effettuare le missioni Castelvetrano – Castelbenito (Tripoli). Nei rari giorni in cui non si volava, si restava alla base a bighellonare (almeno noi dell’equipaggio), ed era bello passeggiare sull’erba verde che circondava la pista di volo. C’erano molti fiorellini di campo, in prevalenza gialli, ed il profumo dell’erba era molto piacevole. Ma la cosa più bella, era la presenza di un uomo della zona che tutte le mattine veniva in aeroporto con un cestino di vimini pieno di cannoli ripieni di ricotta dolce, che facevano gola a tutti. Ricordo che ne mangiavo tanti ! Una mattina, per gustarmeli meglio, ne acquistai alcuni e mi sedetti su una grossa pietra. Un cannolo lo serbai per la fine e lo posai sulla pietra. La situazione era veramente paradisiaca….. Erba verde del campo, fiorellini, una splendida quiete ed i cannoli alla siciliana ! Cosa potevo pretendere di più ? Un relax veramente indimenticabile. Purtroppo la situazione assunse improvvisamente toni drammatici : mi girai per prendere l’ultimo cannolo, che avevo posato accanto a me, e notai che era sparito. Non c’era nessuno, ero solo, eppure il cannolo non c’era più. Chi me lo aveva fregato ? Alzai lo sguardo e notai, poco distante, un cane che, con il cannolo tra i denti, correva via. Provai ad inseguirlo, ma il cane era più veloce di me. Mi sono sempre chiesto, e me lo chiedo tuttora, se avessi raggiunto il cane e recuperato il cannolo, sarei stato capace di mangiarlo ? Forse sì, perché erano troppo buoni ! PORCO CANE !..... è il caso di dirlo. Antonio Mazzeo TORNA INDIETRO