IL  FANTASMA
 
- 10  aprile  1943  -
 
Eravamo già in vista di Capo Bon (Tunisia) quando il nostro convoglio aereo, composto da circa 25 trimotori da trasporto S.M. 82, partito da Castelvetrano (Trapani) e diretto a Tunisi, fu attaccato da una sessantina di aerei da caccia americani P 38 Lightning. Noi volavamo molto bassi, quasi a pelo d’acqua. Gli aerei nemici puntavano in massa sulla nostra formazione con una velocità tripla della nostra, scaricando raffiche micidiali con le armi di bordo. I colpi traccianti dei cannoncini di bordo da 20 mm. Erano rosso fuoco e sembravano arance……. Il mare sotto di noi pareva bollire per quanti erano i colpi che finivano in acqua.
 
Quel giorno trasportavamo in Tunisia benzina per i nostri carri armati. Nel mio aereo c’erano moltissime taniche di carburante da 25 litri. I altri apparecchi, invece, diversi fusti di benzina da 200 litri. Appena colpiti, i nostri aerei esplodevano……. In un attimo tutto spariva…….. Per gli americani fummo davvero una facile preda ! La maggior parte dei velivoli esplodeva in aria senza nessuna possibilità di scampo…… metà della nostra formazione venne distrutta !
Riuscimmo ad abbattere solo tre caccia nemici.
Il mio aereo, dopo un principio di incendio, cadde in mare, e le fiamme fortunatamente si spensero subito.
 
Dopo poco tempo che eravamo in mare, a qualche centinaio di metri da noi si svolse un’altra spaventosa battaglia aerea. Il convoglio aereo tedesco con circa 70 apparecchi da trasporto, compresi alcuni esamotori (con carri armati a bordo) fu attaccato da una cinquantina di P. 38 americani. Si avvicinarono alla formazione tedesca bassissimi sul mare, come un lungo serpente, tre alla volta, in fila indiana, e piombarono sugli aerei tedeschi. Lo spettacolo fu impressionante. Contai 11 velivoli che caddero in mare avvolti dalle fiamme come gigantesche torce….. e poi non riuscii a vedere più nulla….. Anche gli esamotori furono abbattuti.
 
Quelle ore trascorse sui resti dell’aereo furono lunghissime ! A piedi nudi, riuscii con i talloni a spaccare la cupola in plexiglass della torretta da cui usciva la mitragliatrice di bordo calibro 12,7. Mi procurai dei tagli profondi ai talloni. Entrai ed iniziai a svuotare alcune taniche di benzina, per passarle ai due piloti che, utilizzando l’ampio coperchio del portabagagli, iniziarono a costruire una zattera…. Il battellino di gomma era andato perduto nella caduta in mare.
Le taniche vuote venivano legate tra di loro con delle corde di uno dei paracadute. Soffrivo maledettamente il mal di mare e avevo tanto freddo….. Con mezzo paracadute mi avvolsi e mi aggrappai al telaio del radiogoniometro. L’altro mezzo paracadute lo appesi all’antenna della radio ed il vento intenso lo faceva sventolare come una grottesca bandiera di resa.
 
Pensavo a mia madre e mi dicevo : “mamma non sa cosa sto passando in questo momento, non lo immagina nemmeno…."
 La vedevo in cucina mentre preparava il pranzo, del quale non avrei mai sentito il profumo…….
 
Molti aviatori quel giorno persero la vita, moltissimi….. Ci furono solo sette superstiti, me compreso. Per circa 11 ore restammo in balia di un mare forza 7.
Due idrovolanti del soccorso aereo, decollati da Marsala, tentarono più volte di ammarare ma era praticamente impossibile, date le pessime condizioni del mare.
Quando li vidi andare via pensai che quello sarebbe stato l’ultimo giorno della mia esistenza ! Il motorista  e l’armiere scomparvero tra le onde e non li vidi più…….
La mia marus di volo, inzuppata d’acqua, mi appesantiva….. la mia fortuna fu che ero riuscito a gonfiare il salvagente, una specie di gilet, con la cannuccia di gomma. Verso l’imbrunire, quando ormai avevo perso le speranze, intravidi all’orizzonte la sagoma di un MAS della Marina Militare che cercava di salvare qualche naufrago…. Ero salvo !
 
Fui ricoverato nell’infermeria dell’aeroporto di Diserta per circa due giorni, due giorni di inferno perché nel cielo sopra di me si svolgevano continui combattimenti aerei tra la caccia italo-tedesca e quella anglo-americana.
Infine, con uno dei due idrovolanti di cui parlavo, rientrammo in Sicilia. Una jeep ci accompagnò all’aeroporto di Castelvetrano da dove ero partito quattro giorni prima.
 
Ero avvolto in una coperta, perché in acqua mi ero svestito, e portavo le ciabatte a causa delle ferite riportate. La baracca degli specialisti era scarsamente illuminata da una luce blu, a causa dell’oscuramento. Entrai cercando di non far rumore, per non disturbare quelli che dormivano…… erano le tre del mattino.
Il mio lettino era l’ultimo ed in quello accanto c’era chi fumava una sigaretta. Era l’armiere del Comandante la squadriglia che era riuscito a rientrare alla base e che a causa della tensione nervosa non riusciva più a dormire. Tremavo dall’emozione e non riuscivo a parlare…….. Mi avvicinai a lui che, spalancando gli occhi e drizzandosi sul letto, iniziò a tastare ripetutamente la coperta che avevo addosso e sentendo che dentro c’era qualcuno sussurrò : “Mazzeo, sei tu ?” . Mi disse poi che credeva fossi un fantasma. Ci abbracciammo e non dicemmo una parola !
Guardai la mia branda….il mio materasso era piegato, non c’erano più le lenzuola….. mi dissero che la mia valigia era all’Ufficio Comando pronta per essere rispedita a casa !
 
Il mattino dopo tutti, e dico tutti, mi saltarono addosso per farmi festa  ! Era la seconda volta che la facevo franca. Da quel giorno, ovunque andassi, tutti mi seguivano, anche i cani, che in un aeroporto non mancano mai ! E’ uno dei ricordi più belli della mia guerra……
 
La situazione dopo quel tragico episodio diventò veramente disperata. Gli ultimi giorni prima della caduta della Tunisia, i nostri aerei da trasporto effettuavano due missioni al giorno da Castelvetrano a Tunisi (una al mattino e l’altra nel pomeriggio).
Se si riusciva a scansare la caccia, pochi minuti dopo essere atterrati giungevano le fortezze volanti che distruggevano tutto.
Ricordo che, di tutte le missioni in Africa, solo tre volte sono tornato alla base con lo stesso velivolo con cui ero partito ! O per avaria, o per bombardamento o perché abbattuto, tornavo sempre come passeggero su un altro aereo.
 
Devo ammettere che sono stato davvero fortunato, perché moltissimi amici, giovani come me ( 21 anni) hanno sacrificato la propria vita per la Patria ! A loro rivolgo il mio commosso pensiero.
 
Dopo questa terribile esperienza fui decorato con una medaglia d’argento al Valor Militare, con la seguente motivazione :
 
“Marconista di velivolo da trasporto, effettuava numerose missioni su zone costantemente controllate dal nemico in periodi di particolare asprezza della lotta. Durante una missione la sua formazione veniva attaccata da preponderanti forze da caccia nemiche. Sosteneva strenuamente l’impari combattimento, contribuendo ad abbattere tre velivoli avversari, finchè il suo apparecchio in fiamme era costretto ad ammarare”.
Cielo del Mediterraneo, 26 luglio 1942 – 10 aprile 1943
 
 
                                                                                                       Antonio Mazzeo

 

                                                                                  

      

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