IL GELIDO VENTO DELLE MONTAGNE JUGOSLAVE Dopo l’armistizio dell’08 settembre 1943 ricordo dieci giorni di avventurosa marcia dall’aeroporto di Fano (Pesaro) a Minervino Murge (Bari) ove erano sfollati, da Bari, i miei familiari. Era destino che i miei viaggi, in aereo o a piedi dovevano essere avventurosi. Preferisco sorvolare sui particolari di questi dieci giorni di cammino. Posso solo dire di essere partito da Fano con un elegante vestito di lino e due valigie, una di cuoio e l’altra di fibra, e giunsi a Minervino Murge con un paio di sandali, pantaloncini kaki ed una sahariana. Incontrai molte pattuglie tedesche che mi guardavano e mi lasciavano perdere perchè, evidentemente, non ero un elemento che poteva destare preoccupazioni ! Inoltre ero claudicante, perchè avevo le vesciche ai piedi per quanto avevo camminato. Girai l’angolo di casa ed una ragazza, vicina di casa, si rivolse a mia sorella Elena e le disse : “Signora, suo fratello !”, mia sorella mi guardò e rispose : “No, non è lui !”. Neppure lei mi riconobbe. Appena le giunsi vicino mi gettò le braccia al collo e piangemmo ! Il giorno dopo l’ultimo mezzo pieno di tedeschi, che ostentavano sicurezza fischiettando, abbandonò Minervino Murge. Qualche ora dopo giunsero gli americani accompagnati da una lunga fila di carri armati ! Il dovere mi indusse a raggiungere Bitonto (Bari), ove affluiva tutto il personale sbandato delle Telecomunicazioni dell’Aeronautica. Ricordo che il Comandante del posto era l’allora Cap. Gaetano Molinari. Si viveva in baracche e fui costretto a togliere il telo della mia branda, pieno di cimici, ed a portarlo sull’asfalto rovente della strada. Non se ne salvò una ! Non ce l'avevano fatta gli americani, nonostante i loro potenti mezzi, a farmi fuori figuriamoci le cimici ! Mi vien da ridere … Dopo qualche giorno si presentò un Ten. Pilota che cercava personale esperto di lunga navigazione per effettuare missioni in Egitto, verso Cairo! Dove, oramai, non c’erano più pericoli. Così disse…… Non me lo feci dire due volte ed in men che non si dica raggiunsi la mia nuova base : l’aeroporto di Galatina (Lecce). Neppure il tempo di arrivare perchè mi ritrovai in nota di partenza per una missione di guerra su Drvar (Jugoslavia) per lanciare con il paracadute rifornimenti ai patrioti della Divisione Garibaldi. Altro che missioni al Cairo ! Una missione lunghissima, erano 2.000 km. di volo senza scalo con il rischio di incontrare la caccia tedesca. Cosa potevo fare ? dovevo ubbidire ! Giungemmo sull’obiettivo e aprimmo gli sportelloni. Era il 28 febbraio 1944 ed il gelo dei monti ricoperti di neve ci investì in pieno. Gettammo in fretta le balle dei nostri rifornimenti e prendemmo la strada del ritorno. Appena in Italia la nostra formazione si trovò nel mezzo di un furioso temporale. Per farla breve quando ne uscimmo due aerei mancavano all’appello ! Com’è strana la guerra ! Io mi sentivo profondamente sconcertato. Praticamente dovevo la vita ai tedeschi, perchè quando il 10 aprile 1943 sono stato circa undici ore in un mare in tempesta, fui aiutato da due aerei Fieseler Fi. 156 “Cicogna” tedeschi, che hanno fornito la loro assistenza guidando verso di noi il MAS che ci ha salvato. Inoltre altri due aerei tedeschi volarono più volte sulle nostre teste lanciandoci battellini di salvataggio e rincuorandoci con i gesti delle mani. Infine quando rientrammo a Marsala festeggiammo tutti assieme con una cena lo scampato pericolo. Ebbene, poco dopo, questi tedeschi sono diventati miei nemici ! Qualcuno che ha vissuto altre avventure, leggendo queste mie poche righe, forse dirà che non capisco niente ! Ma le cose per me sono andate così ! Molto probabilmente, se mi fossi trovato a Cefalonia o in un campo di concentramento tedesco e se la mia famiglia fosse stata trucidata dai nazisti, avrei scritto cose diverse..... Antonio Mazzeo TORNA INDIETRO