E’ VERO CHE LA FAME OFFUSCA LA VISTA !
 
 
Eravamo decollati da Castelvetrano diretti a Tunisi per trasporto di materiale e personale. Volo molto tranquillo e senza problemi. Poco prima dell’arrivo a destinazione, l’armiere entrò in cabina di pilotaggio e mi disse : “Ho una fame che non ti vedo!”. “Quanto atterreremo mangerai” fu la mia risposta. Il mio posto era dietro il secondo pilota.
 
Purtroppo l’atterraggio si presentò alquanto difficile e pieno di rischi. Infatti, pochi istanti prima del nostro arrivo, le fortezze volanti americane avevano effettuato un massiccio bombardamento. Il terreno era pieno di enormi buche, e intorno a noi c’erano aerei in fiamme, distruzione e morte !
 
Appena l’aereo si fermò, l’armiere saltò giù e scomparve. Scesi anch’io e con gli altri ci soffermammo a guardare quello che era successo. A pochi metri da me giaceva senza vita un giovane tenente dell’esercito. Era stato colpito alla fronte da una scheggia di spezzone. Indossava una fiammante divisa ed un bel paio di stivali. Quell’ufficiale avrebbe dovuto rientrare in Italia con uno dei nostri aerei, ma quella scheggia gli era stata fatale !
Poco dopo l’armiere tornò con la bocca sporca di sugo. Mi ha raccontato che, appena a terra, era entrato in una tenda e aveva trovato una gamella piena di pastasciutta fumante. Non avendo trovato le posate si era arrangiato come aveva potuto…. Vedendo l’ufficiale a terra, mi chiese : “Cosa è successo a quel tenente ? Si sente male ?” Rimase senza parole quando finalmente realizzò cosa era accaduto ! Lo guardai…. Il contrasto tra il rosso della salsa ed il rosso della chiazza di sangue sul volto dell’ufficiale era tremendo !
 
Questi spezzoni usati dagli americani, se ben ricordo, si chiamavano “Nozebomb” e la loro caratteristica era il lungo percussore che avevano sulla cima. Era lungo una decina di centimetri, e questo causava l’esplosione dell’ordigno prima che lo spezzone toccasse il suolo. Le schegge che si irradiavano ovunque falciavano addirittura l’erba, e riducevano ogni cosa a mò di colabrodo.
Per molti dei reduci che avevano effettuato la ritirata fino a Tunisi, l’arrivo dei nostri velivoli era come la manna che scendeva dal cielo ! Era tale l’ansia di salire a bordo, che anche durante i bombardamenti non scappavano nei rifugi, ma, credendo di ripararsi, si sdraiavano sotto gli aerei.
Purtroppo si trattava di un riparo effimero, poiché i nostri trimotori da trasporto avevano una struttura tubolare rivestita di tela cerata. Un riparo illusorio, quindi, perché le schegge degli spezzoni li raggiungevano comunque, e molti di loro trovavano tragica fine sotto gli aerei che avrebbero dovuto riportarli in Patria. Quanti camion ho visto riempire con i corpi di questi sfortunati, che venivano probabilmente portati poi in una fossa comune !
Anche i nostri velivoli erano rimasti inutilizzabili, e non potevamo ripartire. Quella sera, per placare la fame, mangiammo un panino. Mentre mangiavo, ho sentito un colpo sordo in uno di questi camion, un rumore come di qualcosa che era caduta sulla base dell’automezzo…… Dio solo sa cosa fu, ma io non riuscii a finire il mio panino………..
 
Perlustrando in seguito i paraggi, ho notato la stazione radio dell’aeroporto ridotta ad un cumulo di macerie. Tra le pietre, uno strano luccichio attrasse la mia attenzione. Era il tasto della trasmittente della stazione radio. Sulla targa di ottone c’era scritto :
 
S.té Indépendante de T.S.F.
66, Route de Chatillon Malakoff
(Seine) S.I.F.
Serie B n.5719
 
Chissà quanti messaggi erano stati trasmessi utilizzando quel tasto ! Ora è qui accanto a me, e serve solo a ricordare……….
 
                                                                       
                                                                                            Antonio Mazzeo 
 
 

                                                                                           TORNA  INDIETRO